Capitolo 4
La madre scoppiò in lacrime. “Ti trasferisci in città? Ma per quale motivo?” Per quanto si sforzasse, ancora una volta non riusciva a capire cosa attraversasse la mente del suo bimbo. Un bimbo ormai cresciuto, la cui età adulta era stata repentinamente scolpita in lui da un'invisibile accetta. Nessuno si era accorto di niente, nemmeno la madre. Antonio era diventato di colpo un uomo. La sua stazza, il suo fisico, il suo volto serio, il suo nuovo aspetto si specchiava nel mare di liquidi che immergevano gli occhi della madre, un mare di liquidi che invocava la più alta di tutte le preghiere possibili: "Perché vuoi andartene? Perché non resti qui con me?"
Un enorme grande insaziabile perché.
Antonio aveva trovato un lavoro part-time e grazie ai suoi ottimi risultati si era anche aggiudicato una borsa di studio. L’università, ingegneria aerospaziale. Tanti libri e migliaia di formule da imparare a memoria.Tutto per quel suo sogno, per quel suo enorme grande insaziabile sogno.
Era tutto chiaro in ogni suo gesto. Fin dall'età di cinque anni Antonio non aveva fatto altro che rispondere alla stessa unica domanda. Perché, perché, perché, perché! Perché voglio diventare un astronauta.
“Ma come farai a cavartela da solo? Non ce la farai mai senza di me. Non ce la potrai mai fare!”
Invece ce la fece. Non fu certo un problema. Qualunque paese, villaggio o città, per Antonio non cambiava nulla. Qualunque città, qualsiasi città. Finché si trovava sulla terra per Antonio non cambiava nulla.
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